di Giuseppe Felici rossointoccabile
14
Il grande barroccino nel cielo.
parte prima
Per progresso s'intende più
la velocità che la direzione
Thornton Wilder
Orbita terrestre
Il meteorite collide con l’atmosfera sviluppando immenso calore.
Precipita verso il suolo consumandosi. Le difese di Genosha si attivano per defletterlo, ma lo strato interno, evidentemente meno resistente, si consuma ancor più in fretta dello strato esterno, lasciando libero un cilindro che supera gli schermi deflettori.
Le nanomacchine che lo compongono si riaggregano in altra forma, lasciando libero il loro contenuto, un attimo prima di incontrare lo schermo antimagnetico che protegge il palazzo del Governo, e volano via.
Il sottile foglio di carta volteggia dentro una finestra aperta e si posa su una scrivania, vuota al momento, di legno massiccio.
Le quattro nanomacchine non metalliche che erano poste agli angoli si dissolvono, avendo esaurito la loro funzione.
Sul foglio una semplice scritta, in caratteri dorati.
- Vediamo di non esagerare. Vi teniamo d’occhio. – Al posto della firma sei ellissi colorati disposti in cerchio.
Terra. Argentina. Una villa poco fuori Buenos Aires.
- Le elezioni potrebbero non andare secondo i nostri progetti. –
- Abbiamo corrotto, intimorito e ci prepariamo a truccare i risultati di molti seggi, non credo ci siano molte possibilità di sconfitta, a meno che i sovversivi non cambino idea e vadano in massa a votare. Non che la cosa sia del tutto negativa, anche in quel caso. In fondo molte delle perplessità che hanno rispetto a quei candidati sono fondate. Quasi tutti sono più attenti alle esigenze del mercato che a quelle dei morti di fame ed in fondo è stato il Governo di centrosinistra ad averci concesso l’amnistia che poi la Corte Suprema ha dichiarato incostituzionale.
Comunque, per ogni evenienza, corpi scelti sono pronti nelle caserme, nel caso in cui si rendesse necessario restaurare la Junta. Gli Yankies ci hanno dato il via libera, raccomandando solo di stare più attenti rispetto alle sparizioni dei sovversivi. In effetti le Vecchie Pazze hanno fatto più danni di quanto ci aspettassimo.
Quindi, se si rendesse necessario, siamo in grado di riprendere le redini del governo in qualsiasi momento. –
La porta viene abbattuta con un colpo potente, vola in mezzo al grande studio.
- Non credo proprio. –
La figura massiccia, completamente nera, con un bersaglio di linee bianche che ruotano al cento della faccia, entra nella stanza.
Le sue braccia mutano, trasformandosi in avveniristici ed improbabili mitragliatori a canne multiple.
La tempesta di fuoco che parte verso gli ex membri della Junta lascia il pavimento costellato di cadaveri.
I proiettili, dopo aver cambiato la loro forma, si riaggregano alla massa dell’uomo in nero, che si avvia verso l’uscita.
Luna. Base della Guardia. Sala della Porta.
- Bene, mio signore. Siamo tutti pronti per il trasferimento. - Pip spegne il comunicatore e guarda i suoi compagni.
Drax, Dragoluna e Darkoth stanno aspettando in piedi davanti alla Porta. Dietro di loro decine di androidi affiancati da un gran numero di casse di macchinari.
Luna. Base della Guardia. Camera di Warlock e Gamora.
- Sei sicura di voler andare ora? Se rimandi di qualche giorno posso venire con te. –
- Non c’è bisogno, mio amato. Questo è un viaggio che devo intraprendere da sola. Ho atteso fin troppo. –
Il bacio è lungo ed appassionato. Poi i due escono dalla camera, avviandosi in direzioni diverse.
Adam Warlock si dirige verso la sala della Porta. Lungo il tragitto si ferma nella sala comando.
- Come procediamo? –
K’lrt alza lo sguardo dagli schermi, mentre Pamela continua il suo lavoro.
- Più o meno siamo nella tabella di marcia. Il problema iniziale è stato quello di rilevare un pacchetto azionario legale direttamente dal Governo.
Sembrava quasi che i curatori fallimentari non prendessero in considerazione che le offerte delle imprese controllate e delle società fantasma dei precedenti proprietari.
Ma tante e insistenti proposte in arrivo da molte direzioni non potevano essere ignorate senza destare sospetti, quindi un piccolo pacchetto azionario è stato mollato.
A quel punto ho iniziato a giocare con i computer. Gran parte del pacchetto azionario è detenuto da società fantasma, che non possono rivelare la loro reale affiliazione, molto probabilmente neppure la loro reale esistenza, visto che in alcuni casi lo stesso capitale sociale è fittizio.
Buona parte dei pacchetti sta per essere ceduto alle nostre affiliate, che detengono pacchetti di minoranza o comproprietà con esse.
Gran parte dei fondi segreti verranno trasferiti direttamente alla Fondazione, tanto nessuno può rivendicarli legalmente.
Se tutto funziona per il vostro ritorno potremo convocare una conferenza stampa. –
- Ci conto. Se riusciamo a mettere a segno questo colpo ci aspetta una serie di conflitti, prima che il precedente proprietario rinunci. –
- Probabile. Beh, troveranno un osso più duro di quanto non si aspettino. Buona fortuna. –
- Grazie. È ora che vada. –
Warlock esce dalla stanza e si dirige nell’attigua sala della Porta.
- Andiamo, ci attende un lungo lavoro. –
Orbita terrestre. Stazione spaziale Samarobryn.
I quattro guardiani escono dalla parete. Gran parte della stazione spaziale è in buone condizioni.
Ma i pannelli solari sono fuori allineamento e qua e la si notano i segni della mancanza di manutenzione. Pannelli bruciati da cortocircuiti, soprattutto.
Comunque la stazione permette di mantenere un’atmosfera stabile, rendendo molto più semplice il lavoro anche a Dragoluna e Pip, che hanno bisogno di respirare.
I cinque si mettono al lavoro. Molto velocemente iniziano a smontare le macchine, sostituire i circuiti bruciati e pulire i collegamenti.
Intanto i robot trasportano in un hangar i macchinari ed iniziano a montare un assemblatore.
Dopo poche ore Warlock interrompe il lavoro e si avvicina alla parete.
- È arrivato il momento in cui incontrare il nostro alleato. Tornerò appena possibile. –
Ed attraversa la porta.
Luna. Base della Guardia.
Gamora ha finito di prepararsi.
Solleva il cappuccio sopra i capelli, che ha acconciato nella maniera giusta, in modo da coprire, per quanto possibile, il volto.
Entra nella sala della Porta. Esita. Poi attraversa la parete d’energia e spunta sul pianeta Sirius X, in una piccola base, completamente automatizzata, lì impiantata dalla Guardia.
Gamora si avvia verso l’hangar, prende una piccola navetta e parte per l’ultimo segmento, il più breve e difficile, del suo viaggio.
Un po’ al di sotto della superficie terrestre.
Warlock sbuca dal muro.
L’Uomo Talpa si alza dal trono e ferma con un gesto i talpoidi armati che si apprestano ad attaccare l’intruso.
- Vedo che la situazione è più grave di quanto non facesse presupporre il tuo messaggio. –
- Più grave? In realtà non lo so. È più che altro una sensazione al momento. Ma ho l’impressione che qualche mostro si stia comportando in modo strano e c’è uno insolito fermento fra i talpoidi. –
- Colpa dell’interferenza dell’ONU? –
- No, quella, alla fin fine, è una cosa buona, ci ha permesso di uscire da uno stallo assurdo. Essere un regno segreto sotto la superficie del mondo porta più che altro fastidi. Non scordiamoci che pochi anni fa gli Stati Uniti hanno chiuso uno dei nostri ingressi con un missile nucleare. Pochi ricordano la facilità con cui quel paese usa le armi atomiche in situazioni belliche. Ora avrebbe qualche problema in più nel farlo.
Inoltre comperare gli scienziati che ci servono è più rapido e funzionale che cercare di rapirli.
Per lo più sono mercenari disposti a vendersi per due noccioline. Se i tuoi piani con la Fondazione sono quelli che credo te ne accorgerai. Invece, anche il più codardo degli uomini offre un minimo di resistenza inconscia alla coercizione. –
- Se riesce a percepirla. –
- Si, certo, solo se riesce a percepirla. Ma se ti strappano dal tuo letto nel cuore della notte e ti portano sotto terra è un po’ difficile non percepirla. Come mai sospetti di un problema connesso all’ONU? –
- Non lo so ancora. Ma alcuni dei funzionari con i quali ho avuto a che fare ultimamente sono stati manipolati psichicamente[i]. In maniera molto abile, devo dire. La mia telepatia non era in grado di rivelare nulla, ma la psiche umana è una manifestazione energetica di scambi chimici e la manipolazione altera i flussi. Non so ancora lo scopo di questa azione. Di certo non la nostra operazione, quindi sto ancora indagando. –
- Terrò gli occhi aperti. Ora ti affido alle cure di due miei collaboratori. Stiamo apprestando una macchina in grado di tradurre le espressioni della loro mente collettiva per i profani. Tu, probabilmente, puoi comunicare con loro anche senza, ma ci serve di testarla, ti chiedo di darci una mano. –
- Volentieri. Entro sempre volentieri in contatto con questa mente collettiva e il suo costante frazionarsi e riunirsi. Mettiamoci a lavoro, credo sia il caso di esplorare alcune delle gallerie più esterne. –
Orbita terrestre. Stazione spaziale Samarobryn.
I robot hanno appena finito di assemblare il gruppo energetico di emergenza quando Darkoth, che era stato debitamente istruito da Dragoluna, sbuca fuori dal generatore principale.
- Manutenzione eseguita. Gran bella macchina, era ancora quasi tutto funzionante. –
- Si, tra le ragioni della nostra scelta c’era il fatto che la stazione spaziale fosse ancora sostanzialmente integra. –
- Vedo che i generatori di riserva sono stati montati. Farò subito un controllo anche su di essi. -
Il suo corpo si scinde in cinque copie che entrano nei generatori, quasi fosse un liquido.
Un luogo, o qualcosa che gli si avvicina.
La donna si affaccenda ai fornelli. Nelle pentole pietanze raffinate stanno cuocendo. Lei guarda fuori dalla finestra. Uccellini giocano a rincorressi su un albero. Il figlio dei vicini, separato da lei da pochi metri e da un intero mondo concettuale, raccoglie il freesbie e rientra in casa, chiamato per il pranzo.
La donna riporta lo sguardo sui fornelli. Il contenuto di una delle pentole sta iniziando ad attaccarsi.
- Oh, no. –
Attorno alla sua mano c’è un leggero brillare, che si estende fino alla pentola.
L’arrosto torna cotto al punto giusto e lei spegne la fiamma, con un sorriso.
Sirius X. Cabaret di Mamma Alpha.
Demeityr siede ad un tavolo appartato. Dalla sua posizione si vede gran parte del locale, ma la giusta regolazione della luce (e qualche complessa apparecchiatura) impedisce di distinguere chi siede in quell’angolo.
Sta riflettendo sulla sua vita. O meglio, sulla svolta che ha recentemente preso.
Per centinaia di anni è stato uno studioso, un filosofo che cercava di essere all’altezza di Mentore, suo bisnonno e comune antenato di molti abitanti di Titano, nonché esempio per tutti loro. Esempio di moderazione e di pace.
Da quando Heather e sua cugina Pamela erano piombate nella sua vita lui era stato precipitato nel caos delle loro esistenze. Un caos costituito da scaramucce, i piani di Warlock, guerre intergalattiche e le loro conseguenze.
Non che Titano sia mai stato un luogo tranquillo. Le azioni di Thanos ne sono una dimostrazione, ma almeno era un’oasi in cui riposarsi. Una patria utopica da costruire.
Purtroppo il ruolo inspiegabilmente centrale della Terra per gli equilibri del multiverso hanno costretto i Titani ad uscire, almeno in parte, dalla loro esistenza pacifica.
L’aver dato asilo ai Preti di Pama potrebbe essere stato il primo atto in questa direzione. Chissà se Mentore era a conoscenza delle conseguenze che avrebbe portato.
Poi pensa a Pamela. Non sarebbe stata nella sua vita se essa non avesse preso quel tipo di direzione. Si sente subito meglio.
Modred siede di fronte a lui.
Quel mondo alieno è un’assoluta novità per lui. È la prima volta che si trova fuori dalla Terra (con l’eccezione della Luna, ma quella non conta) in un mondo non mistico.
Sta pensando ai Redentori. Alla loro comune lotta contro Chthon e i suoi tentativi di tornare nel mondo.
Ora che il Demogorgo si è fuso con Gaea[ii], il ritorno dell’antico sarebbe ancor più devastante.
- Vedono la mia scelta di unirmi alla Guardia come un tradimento? -
In realtà ora possiede un oggetto capace di opporsi al Darkhold. Capace, forse, col tempo, di metterlo in grado di opporsi allo stesso Chthon.
Inoltre al ragazzo serviva una scossa, non stava crescendo. Troppo affascinato dai suoi metodi sbrigativi piuttosto che interessato a scoprire i limiti del potere che poteva usare.
Troppo giovane per capire che la sua morale, forgiata nella Camelot dominata dal Maha Yogi, non era di per se migliore di quella di sua nonna, di gran lunga più pacifica.
Aveva bisogno di una nuova maestra, più simile alla nonna.
Da questo punto di vista Agatha è perfetta.
Inoltre costituisce un punto d’unione tra di loro.
Anche per lui questo stacco è essenziale.
Guarda
questi alieni, alcuni dei quali incredibilmente diversi da qualunque cosa
avesse mai visto.
Questi esseri che, seppur con difficoltà, cercavano di vivere insieme erano radicalmente diversi dal tipo di creature con le quali, normalmente, un mistico viene a contatto.
Gli alieni, nel campo della magia, sono per lo più mostri sanguinari determinati a distruggere/conquistare/mutare il mondo. Ed i mistici, per lo più, cercano di conservarlo.
- Non mi ero accorto di essere passato dall’altra parte. –
- Mi scuso per l’attesa, figlioli. Abbiamo molto, di cui discutere. –
Modred, ben sapendo che è impossibile, ha la sensazione che il Cotati sorrida, mentre si siede.
Terra. Boston. Un attico del centro.
- Finito? –
- Stringo quest’ultimo bullone e l’ultimo componente del nostro gruppetto sarà finito. –
- Bene, sarà il caso di convocare anche gli altri. –
L’uomo con la tuta verde e viola si dirige al comunicatore, mentre l’androide azzurro, più praticamente, solleva il cellulare dal tavolo e compone un numero.
Spazio.
La navetta procede spedita.
Si posiziona in orbita attorno al pianeta.
Gamora si dirige verso il teletrasporto.
Si materializza poco al di fuori di una comunità di poche migliaia di persone.
Un centro grande e affollato per gli standard del pianeta.
Si aggira tra le vie. Guarda ammirata gli abitanti.
Immaginava che vestissero di stracci e che abitassero in baracche? No, sapeva bene cosa aspettarsi, conosceva quei luoghi.
- Sei nuova di qui? –
Sobbalza alla domanda inaspettata.
- Si, torno da un lungo viaggio. È come se non vedessi questi luoghi da decenni. –
- Benvenuta tra gli Zen-Whoberis, allora. Che la tua permanenza sia dolce e fruttuosa. –
-Speriamo. – pensa. Ma il suo interlocutore si è gia perso tra la gente.
Seguimos en combate